10 anni di pontificato, facciamo il punto

Paola Lazzarini intervistata da El Periódico per l’articolo sui 10 anni di pontificato di Papa Francesco, che compie 86 anni con in sottofondo i litigi del clero sulle riforme

(El Periódico, 17/12/22) | di Irene Savio |

Il primo Papa latinoamericano e gesuita della storia, che quasi 10 anni fa ha catturato le speranze di milioni di persone con un’immagine innovativa, compie sabato 86 anni. Ma non sarà un compleanno troppo gioioso. Francesco lo celebra nel bel mezzo della guerra della Russia in Ucraina (per la quale si è offerto senza successo come mediatore) e in un momento contraddittorio per la Chiesa cattolica, lacerata dalle minacce di scisma da destra e, parallelamente, dal crescente disagio dell’ala più progressista della Chiesa per le riforme incompiute.

Queste divisioni sono storiche nella Chiesa, ma negli ultimi anni hanno accentuato le differenze. Convinti che la Chiesa non sia più al passo con le società moderne, i cattolici progressisti hanno sollevato sempre più spesso le questioni del celibato sacerdotale, della dottrina sul sesso prima del matrimonio e delle unioni omosessuali, oltre ad avanzare la possibilità di ordinare le donne (o almeno di permettere loro di essere diacone) e di dare loro il diritto di voto nei sinodiall’interno della Chiesa. Ma nessuna di queste richieste è andata avanti, mettendo in discussione il presunto impulso riformatore di Francesco.

Il sociologo Marco Marzano, autore del libro “La Chiesa immobile”, è schietto. “Ci sono diversi fattori che indicano che questo papato finirà senza alcuna riforma trascendentale”, afferma Marzano, in modo molto critico. “Quello che è successo negli ultimi anni con il clero tedesco è molto chiaro. I vescovi tedeschi hanno intrapreso un percorso di revisione in cui sono state avanzate proposte come l’accesso delle donne al sacerdozio. Ma il Papa si oppone a questo”, sottolinea l’analista.

Anche Paola Lazzarini, ex suora e femminista cattolica, ritiene che il rallentamento di Francesco nel portare avanti riforme innovative sia “evidente”, soprattutto per quanto riguarda il ruolo delle donne nella Chiesa. “Non è sufficiente inserire una donna in un’istituzione vaticana o dare una voce eccezionale a due donne in assemblee con centinaia di sacerdoti. Sono solo note a piè di pagina”, sottolinea, considerando che le perplessità del Papa sono dovute anche al timore di uno scisma da destra. Una destra che ha criticato praticamente ogni accenno di apertura da parte del Papa.

“Mi chiedo perché non si tenga conto dello scisma silenzioso dei tanti cattolici progressisti che se ne vanno”, riflette Lazzarini.

“Gli attacchi della destra al Papa sono stati molto frontali e crudi. Per questo la parola ‘scisma’ è senza dubbio una delle chiavi di lettura per comprendere la riluttanza del Papa a realizzare alcune delle riforme che vengono richieste”, aggiunge la teologa, filosofa e biblista Marinella Perroni, che concorda con Lazzarini sul fatto che il risultato è che molti cattolici progressisti si stanno progressivamente allontanando dalla Chiesa.

In Germania, uno studio recentemente pubblicato dalla rivista cattolica Kirche Leben e realizzato dalla Fondazione Bertelsmann dà un senso alle parole di questi analisti. Secondo i loro dati, i cattolici di questo Paese sono il gruppo con la più alta percentuale di fedeli che stanno pensando di lasciare la Chiesa e l’81% sta considerando questa opzione soprattutto a causa “degli scandali sugli abusi e della resistenza al cambiamento nella Curia romana”, secondo Stephan Vopel, un esperto della fondazione.

Ma la Germania non è gli Stati Uniti, altro grande polo del cattolicesimo, dove il clero manifesta tendenze radicalmente opposte a quelle tedesche. Tanto che i vescovi americani sono arrivati a rifiutare la comunione al cattolico Joe Biden per il suo sostegno all’aborto.

Inoltre a novembre hanno eletto Timothy Broglio come nuovo capo della loro Conferenza episcopale, uno dei più conservatori del Paese, che è scettico nei confronti di Covid e che ha persino criticato Francesco quando si è espresso contro l’isolamento e la condanna di gay e lesbiche nella Chiesa cattolica. Altri esperti, tuttavia, non credono che le esternazioni del settore conservatore spieghino da sole la paralisi di molte riforme richieste dai progressisti.

Il sociologo Marzano, ad esempio, non è d’accordo. Secondo lui, la resistenza viene anche dal Papa stesso, che, formatosi in altre epoche, ha una visione ancorata alle strutture sociali del passato. “Non dobbiamo dimenticare che Francesco ha persino accusato le suore di essere ‘pettegole’, come se questa fosse una caratteristica femminile. Questo è il bagaglio di un uomo di un’altra generazione”, dice l’esperto.

Un problema a parte è che questo clima di disunione ha coinciso con la guerra della Russia in Ucraina, un conflitto al quale Francesco ha dedicato molteplici appelli alla pace e per il quale ha attivato la sua diplomazia, offrendosi anche come mediatore per porre fine alle ostilità. Tuttavia, per il momento, il risultato di questi sforzi è stato più discreto, ovvero essere riusciti a mediare tra i due Paesi per il rilascio dei prigionieri catturati negli scontri.

Inoltre, il conflitto, il peggior scontro degli ultimi decenni tra popoli di fede cristiana, ha messo in luce altre spaccature. “La più grande è senza dubbio la frattura con il Patriarca Cirillo”, afferma la teologa Perroni, riferendosi all’influente capo degli ortodossi russi che ha apertamente sostenuto la decisione del Presidente Vladimir Putin di invadere l’Ucraina. “Per non parlare del riarmo dei Paesi, che allontana il mondo dal pacifismo che Francesco promuove.

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