Testimonianza 10: i limiti del clericalismo, le prospettive di una Chiesa madre appassionata

Cresciuta in ambiente cristiano, ho ricevuto dalle suore che mi hanno preparato ai sacramenti dell’iniziazione cristiana la passione per la Chiesa, quella Chiesa del post concilio che si rinnovava e si protendeva al di fuori con nuove forme liturgiche. Nel momento delle grandi scelte, ho fatto esperienze terribili. Il gruppo giovanile al quale appartenevo non ha accettato che io lasciassi il fidanzato per un tempo di riflessione e approfondimento della fede e della mia chiamata. Allo stesso tempo i frati della comunità parrocchiale hanno ritenuto che le mie domande ai giovani chierici in formazione fossero inopportune e avessero il fine di distoglierli dal loro cammino. In poche parole io, presa dall’angoscia di come capire e realizzare la mia vocazione, chiedevo a loro, giovani come me e apparentemente così felici, come ci erano riusciti, per questo motivo i frati anziani mi consideravano una tentatrice, un pericolo! Se fossi stato un ragazzo mi avrebbero invitato a partecipare alla loro preghiera, invece a me giovane donna hanno chiesto di non entrare più in chiesa nemmeno per la Messa. Per dono di Dio sono riuscita a distinguere tra la Chiesa che avevo imparato ad amare e le persone che ne fanno parte. Mi sono rivolta altrove, sono tornata nei luoghi dove avevo ricevuto la prima formazione e sono ripartita con la Bibbia in mano continuando a fare domande. Un periodo di grandi sofferenze e di grandi scoperte. Mentre i frati mi scartavano perché donna, le religiose mi corteggiavano e questo ha creato non poca confusione. Comunque ho iniziato un percorso di vita contemplativa e per diversi anni mi sono allontanata da tutto e da tutti. Solo da alcuni anni, spinta proprio dal desiderio di essere una presenza orante nel mondo sono tornata a collaborare in una parrocchia e a fare un lavoro a contatto con la gente. Sicuramente mi accompagna e mi ha accompagnato in tutto il percorso una passione per la Chiesa, quel corpo che presta la sua voce e le sue mani, i suoi piedi a Cristo e nei modi più diversi lo porta nel mondo perché l’amore del Padre raggiunga ogni uomo. E’ non è questione di essere uomo o donna, prete o laico. Quello che ci limita è proprio quel clericalismo che puzza di stantio e che intrappola le persone in ruoli superati e ci rende incapaci di parlare la lingua dei nostri contemporanei, che sempre di più si allontanano, e la Chiesa rimane una “istituzione” fra le tante, se non la peggiore, invece che una Madre da amare e verso la quale essere riconoscenti. Mi fanno paura quelli che si voltano indietro, che celebrano in latino e chiedono alle donne di mettere il velo in testa e di non salire all’ambone a leggere le letture durante la Messa. Non hanno capito che la Chiesa è una madre che va con passione in cerca dei suoi figli per educarli e non per sottometterli, per farli crescere e non per possederli in gran numero.

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