Perché padre Martin all’incontro mondiale delle famiglie 2018 è una bellissima notizia!
di Sara Letardi
Il fatto che padre James Martin parteciperà alla prossima conferenza internazionale sulla famiglia, a Dublino, è una bella notizia!
P. Martin è un sacerdote gesuita statunitense, esperto in comunicazione e autore di diversi libri. in Italia ne sono stati tradotti due: “Guida del gesuita a quasi tutto” e “Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone lgbt”.
Il tema della relazione che presenterà al meeting delle famiglie riprende l’argomento dell’ultimo libro, ovvero la costruzione di relazioni autentiche tra la Chiesa e i gruppi LGBT. Questa è senz’altro una bella notizia e anche una novità da salutare con gioia. Prima di tutto perché finalmente in ambito ecclesiale si parlerà esplicitamente di persone lgbt, chiamandole con il nome che loro hanno scelto di darsi e questa è, come spiega Martin nel suo libro, una forma di rispetto profondo. Per tanto tempo, infatti, si è evitato di utilizzare questo termine, come se il chiamarle con il loro nome fosse un segno di acquiescenza verso ogni tipo di comportamento manifestato. Proprio questa forma di “silenzio” ha spinto J. Martin a scrivere il suo libro. Dopo la strage di New Orleans, il gesuita restò sorpreso del fatto che nonostante fossero state uccise diverse persone in un locale gay “molti esponenti della chiesa manifestarono sgomento e orrore, ma solo un esigua minoranza degli oltre 250 vescovi cattolici si riferì alle vittime usando termini come gay e LGBT”. Questo, secondo Martin, stava ad indicare che le persone LGBT erano invisibili in diversi ambienti della Chiesa.
In secondo luogo la sua presenza a Dublino indica che c’è bisogno di un cammino da fare insieme perché i termini rispetto, sensibilità e compassione non siano solo parole vuote, ma si declinino in prassi “da ambo le parti”. Se alla Chiesa si richiede il primo e forse anche più impegnativo passo, non si esonera la comunità LGBT dal fare la propria parte nella costruzione del ponte, guardando alla Chiesa con rinnovata fiducia.
Ci auguriamo davvero che il cammino avviato possa procedere anche grazie allo spazio che a questo tema verrà dato nell’incontro delle famiglie, che sono il primo luogo nel quale “costruire ponti”.
Lo dobbiamo ai nostri fratelli, sorelle, figli e compagni di strada.