«Mai un uomo ha parlato così!»

| commento di Matteo de Matteis |

«Mai un uomo ha parlato così!» (Gv 7,46). È la giustificazione addotta dalle guardie incaricate di arrestare Gesù e ritornate a mani vuote. È la stessa sensazione che mi ha lasciato nel cuore l’incontro con il teologo don Luca Castiglioni mercoledì 15 maggio a Gallarate nell’ultima serata del ciclo “Piccola scuola per vite risvegliate”, organizzato da Donne per la Chiesa, Azione Cattolica, Spazio Asmara e Decapoli. Non ricordo infatti di aver mai sentito un prete parlare con franchezza del clericalismo, del sessismo e del patriarcato presenti nella Chiesa e nel clero in particolare. Questi fenomeni e le loro cause sono oggetto di studio già da anni nei contesti ecclesiali, ma è difficile trovarne traccia al di fuori di ambienti teologici, riviste specializzate o piccoli gruppi coraggiosi. Per molti è stata la prima occasione di ascoltare tali discorsi dal vivo.

L’intento del percorso era infatti anche questo: permettere a certe questioni di raggiungere un più ampio ambito di persone, a partire dalla consapevolezza che non si tratta di dibattiti secondari che stanno a cuore a pochi interessati, ma del tema di riforma della Chiesa più significativo degli ultimi anni. La “sinodalità” è vista infatti come la via di uscita da quelle paludi ecclesiali nelle quali siamo impantanati dagli anni Ottanta, ovvero dall’inizio dell’epoca in cui fu azionato il freno su alcuni slanci del Concilio Vaticano II, soprattutto in tema di ruolo dei laici e delle donne, di sviluppo della struttura carismatica e ministeriale della Chiesa e di riforma del ministero ordinato. Per i trent’anni successivi si è infatti verificato quello che il sociologo L. Diotallevi ha definito “neo-clericalismo”: una ri-centratura della forma della Chiesa e della sua pastorale attorno al prete, con conseguente riduzione dei laici a ruolo di meri “operatori” pastorali, ovvero manodopera subalterna. Una concentrazione di potere, come rileva L. Castiglioni, garantita da una sacralizzazione della figura del ministro ordinato, che intimidisce molti laici, inducendoli a non discutere, ma soltanto ad obbedire ed eventualmente soffrire in silenzio. Il combinato disposto di questi ed altri elementi, come il contrapporre comunione e pluralismo, ha prodotto una serie di “dispositivi di blocco”, come annotato dal teologo A. Grillo, che hanno inchiodato la Chiesa nelle paludi di cui si accennava. Questa operazione è stata efficace nei suoi intenti, a tal punto che anche soggetti ecclesiali che ne avrebbero avuto gli antidoti, come l’Azione Cattolica, ne sono rimasti pesantemente influenzati. Ma oggi ci è offerta l’occasione di intravedere la fine di quel tunnel e l’inizio di una nuova epoca ecclesiale: la “Piccola scuola per vite risvegliate” vorrebbe contribuire a questo esodo, attivando la possibilità che sempre più battezzate e battezzati possano acquisire la consapevolezza necessaria per assumere con protagonismo la propria responsabilità in una Ecclesia semper reformanda.

Tuttavia non facciamoci troppe illusioni. Una mentalità indotta per trent’anni non sparirà in poche battute. Il Sinodo dei Vescovi sulla Sinodalità non sembra alimentare le nostre speranze. Anche papa Francesco, a parte qualche piccolo gesto più che altro simbolico, non sembra voler accettare fino in fondo le conseguenze del cambio di prospettiva. Ma soprattutto quei preti (e i laici al loro seguito) che da sempre hanno interpretato il loro ruolo secondo lo schema piramidale clericale non cambieranno, come i farisei che hanno respinto la testimonianza delle guardie: «Vi siete lasciati ingannare anche voi?» (Gv 7,48). Insomma, la transizione dalla Chiesa clericale alla Chiesa sinodale non sarà la nostra generazione a vederla compiuta, come ci avvertirebbe la teologa Stella Morra. Ma anche il compito epocale che ci è toccato, ovvero svegliarci dal sonno e contribuire ad accendere la luce anche per altri, è un fondamentale contributo a partire dal quale le nostre figlie e i nostri figli potranno proseguire il lavoro.

Don Luca Castiglioni ci ha piacevolmente sorpreso nel non aver paura di denunciare questi problemi di fondo, con la sua delicatezza comunicativa e la sua competenza teologica. Si è proposto altresì di indicare le sorgenti profonde da cui attingere risorse per vivere dinamiche nuove nel corpo ecclesiale (il Battesimo, l’alleanza, la kenosi), un metodo (la “conversazione spirituale”) e una bibliografia di testi sui quali continuare ad allenare il pensiero. Auguriamo a don Luca e a tutti coloro che riflettono e lavorano alla riforma della Chiesa che in quei sinedri ecclesiali che sono gli ambienti clericali di molte nostre parrocchie, possano incontrare sempre più spesso dei “Nicodemo” disposti ad ascoltare e a lasciarsi mettere in discussione.

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