Testimonianza 12: la difficoltà di riconoscere il valore della propria opera

Vorrei condividere con voi un’esperienza che potrebbe sembrare marginale e poco interessante, ma che in me ha ingenerato una serie di profonde riflessioni. Tempo fa, in occasione della celebrazione di un sacramento, ci rivolgemmo al parroco che, purtroppo per impegni precedenti, non poteva rendersi disponibile, ma si attivó affidandoci a un altro splendido sacerdote e, soprattutto, a un gruppo di suore. La dedizione, la cura, l’empatia manifestata da queste donne nella preparazione mi colpirono profondamente. Sia dal punto di vista organizzativo che spirituale, erano coinvolte e presenti. La celebrazione del sacramento fu meravigliosa, sentita e densa di significato. Come piccolo segno di ringraziamento, portai dei semplici doni, che sapevo essere graditi a diverse suore. Con mio grande stupore questi vennero “dirottati”, dalle stesse, ai sacerdoti che si erano occupati della celebrazione (e che naturalmente gradirono). Quasi che non “meritassero” un riconoscimento per le energie profuse e per la bella e profonda esperienza di Chiesa che ci avevano fatto vivere. Non so come dire.. ho sempre letto in quel gesto una “deminutio” già a monte, una incapacità delle donne a riconoscere, anche davanti a sé stesse, l’incredibile potenza e grandezza della propria opera. Forse anche da questo si dovrebbe partire. Da una nuova consapevolezza, non certo in contrasto con il maschile, ma che, pure in armonia con questo, sappia leggere e orientare l’azione femminile in una nuova direzione, ancora più feconda e foriera di effetti addirittura impensabili

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