L’Immacolata da uno sguardo più attuale su Maria

(da pagina Facebook di Catholic Women’s Council 5/12/2023) di Olga Consuelo Velez | traduzione dallo spagnolo |

ll prossimo 8 dicembre celebriamo la festa dell’Immacolata concezione di Maria, cioè il riconoscimento che la Chiesa fa che Maria, essendo madre di Gesù, è stata preservata da ogni peccato dalla nascita alla morte.

Non è un dogma che ha fondamento biblico, ma esprime una convinzione di fede che il popolo riconosce come conseguenza della divinità di Gesù. Quest’ultimo dato è importante: i dogmi mariani sono innanzitutto dogmi cristologici. Cioè, sono legati alla persona di Maria, ma non da se stessa, ma dal loro ruolo nella storia della salvezza come madre di Gesù.

Corriamo il pericolo – e così si è vissuto e si vive in alcuni contesti – di pensare a Maria come una “semidea” o qualcuno pieno di poteri per raggiungerci favori, quasi competendo con Gesù nella sua capacità di concedere miracoli. Il Vaticano II ha corretto queste deviazioni parlando di lei non in un documento a parte e meno proclamandola corredentore – come alcuni pretendevano – ma nel documento sulla Chiesa – Lumen Gentium – mostrando così il suo ruolo unico come madre di Gesù, ma non separata o slegata dal popolo di Dio.

È inoltre opportuno, a proposito di questa festa mariana, ricordare che, sebbene l’amore per Maria sia una delle devozioni più forti del popolo cristiano, la sua figura e gli atteggiamenti che le sono stati attribuiti nella sua vita storica stanno dicendo sempre meno alla gioventù. Si può amare la madre di Gesù, ma non è facile riconoscere in lei un modello di donna che apra strade di piena realizzazione per loro oggi. Da qui la necessità di continuare ad aggiornare la sua figura in modo che possa dire qualcosa ai tempi attuali. Questo aggiornamento non significa che ci inventiamo cose su di essa, ma che torniamo ai dati biblici, riconosciamo che sono stati interpretati da uno sguardo patriarcale – proprio della società in cui si è vissuto – facendo sì che alcuni aspetti siano stati prestati più attenzione ad altri, in particolare a coloro che la società ha designato per le donne e che hanno permesso quel ruolo secondario e sofferente di cui ancora oggi molte donne soffrono.

Basta ricordare il testo dell’annuncio (Lc 1, 26-38). Si è posto più enfasi sull’accettazione di Maria “Sia in me secondo la tua parola” che sulla domanda che rivolge all’angelo quando gli annuncia che sarà la madre di Gesù: “Come può essere questo se non conosco un maschio? ”. Voglio dire, questa giovane contadina ha una parola, la pronuncia, mette in discussione, interpella, non importa se sia un messaggero di Dio a parlarle. Una Maria così compresa, spinge e sostiene le domande che oggi noi donne ci poniamo: perché così relegate dalla Chiesa? Perché non possiamo prendere delle decisioni? perché non possiamo essere mediazione di Cristo? , tra molte altre attualmente formulate.

Altri testi biblici vanno sulla stessa linea. Il testo del Magnificat (Lc 1, 46-55) anche se si prega ogni sera alla vigilia, sembra che non trasmetta la profondità di quelle parole messe dall’evangelista nella bocca di Maria, mostrando come lei esprima ciò che è il regno di Dio: misericordia e trasformazione delle ingiustizie facendo che gli esclusi siano riempiti di beni. Questo testo ha un profondo contenuto socio-politico, ma è stato spiritualizzato in modo tale da non connettersi con la realtà, tanto meno con una Maria piena di impegno trasformativo. Potremmo commentare più testi biblici (anche se in realtà ci sono pochissimi testi dove appare Maria) ma servono questi come esempi della necessità di una lettura che non pone l’accento sul silenzio di Maria, sulla sua capacità di soffrire e di portare tutto nel suo cuore (Lc 2, 19) ma riconosce il suo ruolo e la sua leadership.

Tornando alla festa dell’Immacolata sarebbe opportuno celebrarla mostrando che il Figlio di Dio si è incarnato in una donna di carne e ossa e lei, senza lasciare la sua umanità, è riconosciuta come piena di grazia, cioè capace di vivere la pienezza di vita che Dio vuole per tutti i suoi figli e figlie. La vita cristiana è una vita che agendo secondo lo spirito di Gesù cresce ogni giorno a più pienezza d’amore, di misericordia, di impegno, di generosità, di riflessione critica, di parola profetica, di militanza, di arrivare a rendere possibile il regno di Dio nella nostra storia.

Tutto questo è diverso da quella visione ridotta di capire l’Immacolata in un senso di separata dal mondo. Al contrario, tutti e tutte siamo chiamati a cercare questa pienezza di vita – piena di grazia – ma nell’incarnazione del qui e dell’oggi, con ciò che ha di gioia e tristezza, di successi e fallimenti, di progressi e arretramenti, di successo e di errori. Maria è stata proclamata Immacolata per la sua vita di grazia per essere la madre di Gesù, ma in nessun momento lontana dalla sua storia, dalla sua umanità, dal suo essere moglie di Nazareth, povera, semplice, contadina, una in più tra i suoi.

Maria vista da questi orizzonti più incarnati nella realtà è un modello non solo per le donne ma anche per i maschi perché nel popolo di Dio siamo tutti chiamati ad essere beati come lei, discepoli come lei, seguaci di Gesù come lei. La dimensione femminile della Chiesa non la incarna solo Maria e le donne perché in tutto il popolo di Dio risiede la ricchezza dei vari doni che culturalmente sono stati attribuiti alle donne, ma che, nella realtà, sono doni di tutti gli esseri umani.

Che Maria, che ha vissuto la pienezza della vita dalla sua nascita alla sua morte, ci accompagni in questo stesso cammino di grazia e pienezza a cui tutti e tutte siamo chiamati!

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