Maria di Magdala, o della teimosia

di Elza Ferrario, responsabile SAE Milano

Vorrei condividere con voi il respiro delle teologhe che in America Latina percorrono cammini di giustizia tramite la lettura popolare della Bibbia con i credenti, le credenti afro-amerindie.

Nel brano che è stato letto, dal cap. 20 del Quarto Vangelo (Gv 20,1-18), troviamo Maria Maddalena che va di buon mattino al sepolcro, lo trova vuoto, corre ad avvisare Pietro e il discepolo amato, e poi scompare dal racconto per un po’ di versetti fino a quando la ritroviamo fuori dal sepolcro, in lacrime.

Vorrei sostare in quest’intermezzo, in cui l’azione è lasciata a due uomini, Pietro e il cosiddetto “discepolo amato”, che la tradizione orale e iconografica identifica in Giovanni, ma in cui possiamo ben vedere rappresentata la comunità del Quarto Vangelo, la comunità del discepolato fondato sulla diaconia, il servizio.

Fatto sta che si apre una gara: il discepolo amato arriva prima, ma aspetta fuori, aspetta che arrivi Pietro, fa entrare per primo lui, che pure era arrivato dopo. Bisogna affermare il primato petrino, come anche nel Vangelo di Luca, nel brano dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35): i due discepoli, Cleopa e verosimilmente sua moglie Maria, dopo aver riconosciuto Gesù risorto a tavola, nello spezzare il pane, ritornano a Gerusalemme dagli Undici e “quelli (e quelle) che erano con loro”, che dicono: “Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone”. 

A Simone?! 

Veramente i “due uomini in vesti splendenti” che annunciano la resurrezione di Gesù erano apparsi alle donne: a Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo (Lc 24,1-12), ma ecco quello che riferiscono gli Undici: “è apparso a Simone”. Il primato dell’autorità!

C’è una comunità credente, di donne e di uomini co-spiratori, che respirano lo stesso respiro, una comunità che arriva prima, che vede, che crede, ma che aspetta: aspetta gli indugi dell’autorità, aspetta il suo tardare, perché sa che l’importante non è arrivare primi, ma è arrivare insieme, è sinodo, cammino condiviso.

Nella narrazione di Marco, al capitolo 16 (Mc 16,1-8), vediamo rappresentata plasticamente questa comunità: trascorso il sabato, è l’alba del primo giorno della settimana, fa ancora buio, Gesù è morto, ed ecco Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salòme, le donne che erano venute dalla Galilea con Gesù e con lui erano entrate in Gerusalemme (cfr. Mc 15,40-41), vanno al sepolcro. 

Vanno insieme, con i profumi preparati durante la notte. Non di corsa, facendo a gara per arrivare prima. Vanno insieme, passo passo, perché è così che conviene stare quando, con paura, affrontiamo un pericolo di cui siamo consapevoli. 

Una straordinaria testimonianza di sororità evangelica, un vero e proprio evangelo, una “buona notizia”, che parla di una comunità in cui “non è così” – ricordate? era il vangelo di domenica scorsa, per il rito ambrosiano (Mc 10,35-45): Giacomo e Giovanni che chiedono a Gesù di sedere uno alla sua destra e uno alla sua sinistra, nella sua gloria. E Gesù a scrollare la testa e dire: “Ma non avete capito niente! Così funziona nel mondo, ma tra voi non è così!”. 

Sono due modelli ecclesiali diversi: la Chiesa del servizio, evangelica, e la Chiesa del potere, che ha ceduto alla logica del mondo.

Che fare, come donne?

C’è una poesia molto bella, di dom Pedro Casaldáliga, vescovo brasiliano – il prossimo 8 agosto lo ricordiamo, a un anno dalla sua morte –, che dice:

Saper aspettare 

sapendo allo stesso tempo forzare

l’ora di quell’urgenza 

che non permette più aspettare.

Il suo titolo è: Teimosia, “testardaggine”.

Si ha l’impressione, nella Chiesa, di fare due passi avanti e uno indietro.

C’è un movimento a spirale – la teologa battista Elizabeth Green intitola così il suo recente libro, definendo la teologia femminista dell’ultimo decennio Un percorso a spirale

C’è uno Stop and go, come dice il titolo del nostro bell’incontro di stasera: una battuta d’arresto e poi una ripartenza.

Maria Maddalena, le donne della resurrezione ci insegnano ad aspettare e forzare, con teimosia, con testardaggine.

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Un commento

  1. Molto bello questo collegamento tra Maria di Magdala e Mosè! Grazie! È tutta da sviluppare, almeno per me, la proposta dell’Evangelo di Gesù in questa ottica decisamente più ricca e nutriente! ( un vecchio studioso di teologia!)

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