I cattolici ancora non lo capiscono: l’abuso sessuale non riguarda il sesso. Jean Vanier ha violato il Secondo Comandamento, non il Sesto

di Robert Mickens – versione originale qui

Continuiamo a sentire parlare di “incidenti” cosa che fa capire che i cattolici – e, in particolare, i loro vescovi – hanno imparato molto poco dalla crisi di abusi sessuali del clero.

Questo è abbastanza allarmante e deprimente, perché la Chiesa in Nord America si occupa da almeno trent’anni, se non da quarant’anni, di questioni che riguardano sacerdoti che abusano di bambini e adolescenti.

I cattolici in Gran Bretagna, Irlanda e Australia si trovano ad affrontare questa “piaga” da quasi altrettanto tempo. E quelli dei Paesi del Nord Europa hanno cominciato a fare i conti più apertamente con gli abusi tra le file clericali poco dopo il volgere del millennio.

Negli ultimi anni, anche i cattolici del resto del mondo sono stati costretti ad ammettere che anche nei loro Paesi si verificano ricorrenze di abusi sessuali da parte di sacerdoti.

Questo include luoghi negli ex bastioni cattolici dell’America Latina e dell’Europa meridionale, il continente africano, in gran parte omofobico, e la distesa asiatica, per lo più non cristiana.

Sembra che ovunque 2 o 3 (centomila) persone si riuniscano in nome del cattolicesimo, ci siano abusi sessuali da parte del clero in mezzo a loro.

Il sesso fa diventare ciechi i cattolici

Come cattolici, non ci piace sentirlo. E non vogliamo nemmeno ammetterlo. Ma quel che è peggio è che molti di noi non vogliono vedere – o forse siamo troppo accecati dalla cultura e dalla storia per vedere – cosa sia davvero l’abuso sessuale.

Non si tratta di sesso.

Lo ripeto, e vi chiedo di fermarvi a pensarci un attimo. Non si tratta di sesso.

Per la maggior parte dei cattolici, questo è probabilmente ancora più difficile da sentire, perché non ci occupiamo molto bene delle questioni sessuali. I confusi insegnamenti della Chiesa sull’argomento tendono a rendere la sessualità umana un idolo o (e, per fortuna, questo è meno comune oggi) qualcosa di sporco.

Le reazioni alle recenti rivelazioni che Jean Vanier ha abusato sessualmente di diverse donne ne sono la prova.

Il laico franco-canadese, che era visto come una specie di santo vivente per il suo straordinario lavoro con i disabili mentali, non era colpevole di aver commesso peccati contro il Sesto Comandamento.

Almeno non principalmente, così mi sembra chiaro.

Le donne dicono che Vanier ha abusato di loro sessualmente. Ma dicono anche che lo ha fatto con il pretesto di una sorta di spiritualità mistica.

Per quanto questo sia stato un abuso sessuale in senso fisico, è stato ancor più un abuso spirituale di queste donne, nel modo in cui ha usato le cose di Dio per manipolarle o controllarle.

Jean Vanier ha usato la spiritualità come un modo per ottenere ciò che l’altra persona non avrebbe o non potrebbe offrire liberamente.

Non ho mai sentito nessun teologo o predicatore parlarne in questo modo, ma sono convinto che questo significhi violare il Secondo Comandamento: “Non nominare invano il nome del Signore tuo Dio”.

Ci sono persone nella Chiesa, specialmente tra i ministri ordinati (diaconi, sacerdoti e vescovi), ma anche tra i capi laici con un certo carisma (come Vanier), che lo fanno in vari modi.

Usando il proprio status religioso

Usano la loro posizione nella Chiesa o la loro autorità spirituale per soddisfare i propri bisogni o desideri egocentrici.

Lo fanno – e spesso con poca consapevolezza di sé, mi sembra – convincendo le persone in nome di Dio a dare loro denaro, sesso, onori, informazioni private sugli altri e ogni sorta di cose.

I tele-evangelisti che si arricchiscono vendendo il cosiddetto “Vangelo della prosperità” ne sono l’esempio più odioso e plateale. Alcuni ordini religiosi cattolici che ingannano le vedove e altre persone ricche non sono migliori.

Tendiamo a guardarli con disapprovazione e giustamente.

Eppure non riusciamo a vedere come i nostri buoni sacerdoti e vescovi – e altri leader spirituali carismatici – possano cadere nella stessa tentazione di usare il loro status religioso (e, spesso inconsapevolmente!) per alimentare i loro bisogni personali.

E quando dico “noi”, intendo tutti noi cattolici. Tendiamo ad essere ciechi di fronte a questa realtà. Non vogliamo vederla.

Probabilmente non è un caso che in una Chiesa (e in una società) dominata dagli uomini, la stragrande maggioranza di coloro che si approfittano sessualmente o spiritualmente degli altri sono uomini.

Il desiderio degli uomini di manipolare o addirittura di abusare di coloro che sono più deboli o sotto la loro autorità – donne, altri uomini, adolescenti o bambini – è probabilmente rafforzato, anche inconsapevolmente, dal semplice fatto che gli uomini hanno sempre potuto farlo in un sistema patriarcale come quello della Chiesa.

Il patriarcato e il suo primogenito, il clericalismo, hanno permesso agli uomini di Dio di violare il vero significato del Secondo Comandamento, probabilmente fin dai tempi in cui i giganti della nostra fede camminavano sulla terra.

Continueranno a farlo fino a quando le donne non diventeranno veramente membri uguali della Chiesa, uguali agli uomini ad ogni livello di autorità decisionale e ad ogni livello di servizio ministeriale. Non arriveremo alla radice della crisi della Chiesa finché questo non accadrà”

Articoli simili

Un commento

  1. Sí molto giusto e vero! Compiere qualsiasi tipo di atto violento, fisico, verbale o spirituale, in nome di Dio è violare il secondo comandamento. In questo senso andrebbero lette le crociate, le violenze sulle donne “streghe” ed ogni abuso fatto con il nome di Dio sulla bocca. Altro che le blasfemie popolari che si ascoltavano fino a non molti anni fa in contesti contadini… la vera bestemmia è l’abuso nel nome di Dio. Veri peccati “mortali” perchè rischiano di ferire irrimediabilmente la persona che li subisce. Che poi l’anima del peccatore vada o meno all’inferno bé… perdonate ma non me ne importa molto. Mi importa l’inferno che vivono le vittime e tanto più se non riconosciute come tali.

I commenti sono chiusi.