Notizie dal territorio: Torino

Lo scorso 22 giugno abbiamo avuto modo di riunirci a Torino per presentare il Manifesto delle donne per la Chiesa e per iniziare a camminare insieme nella concretezza che viene dall’incontro di persona, dopo la conoscenza reciproca avviata sui social. Abbiamo trovato ospitalità presso Casa Cilla, una casa voluta dal padre della giovanissima Cilla Galeazzi, morta a quindici anni e innamorata del Signore che aveva incontrato mediante l’esperienza di CL, che accoglie familiari di persone che devono spostarsi a Torino per curarsi. La casa è portata avanti da volontari che ci hanno accolti con grande delicatezza e attenzione, preparando per noi un vero banchetto, perché parlare è bello, ma condividere la festa è ancora più bello.  Casa Cilla si trova all’interno del distretto Barolo, 15000 metri di terreno in centro a Torino che la Marchesa Giulia di Barolo ha destinato a opere sociali e in prima istanza alle donne, patrimonio portato avanti e amministrato dall’Opera Barolo.

Eravamo una ventina di persone provenienti non solo da Torino, ma anche da Pinerolo e addirittura da Saronno. Abbiamo ripercorso la breve eppure intensa storia che Donne per la Chiesa ha vissuto e poi abbiamo ascoltato Tiziana Ciampolini, esperta in riduzione della povertà e trasformazione sociale, che ci ha parlato di Giulia di Barolo, della sua passione per gli ultimi e per la sua capacità di stare tra Stato e Chiesa, portando le sue intuizioni sociali a diventare leggi e riforme del Regno di Savoia. Giulia è l’unica tra i santi sociali piemontesi a non essere stata ancora canonizzata, forse perché donna? O perché sposata, perché ricca? Chissà! Sicuramente la sua presenza e la sua opera hanno dato innumerevoli frutti e trovandoci in quel contesto anche noi ne abbiamo potuto beneficiare.

Paola Lazzarini ha poi presentato il Manifesto, che non è un documento semplicemente rivendicativo, ma che parte dalla lettura dell’esperienza delle donne che l’hanno scritto, un’esperienza piuttosto comune nonostante le varie età e provenienze delle redattrici, e che quindi inizia dicendo chi siamo: “donne credenti, discepole di Gesù, innamorate della Chiesa, delle nostre famiglie, di chi è più fragile e più indifeso, ma innamorate anche della nostra forza, energia e intelligenza, doni di Dio”; per poi mettere a fuoco i problemi ovvero da una parte il minor valore attribuito nella Chiesa alla fede e alla vocazione della donna e dall’altro l’impossibilità di entrare nei principali processi decisionali, attualmente saldamente in mano al Clero (quindi a uomini celibi).

Sono state poi portate due testimonianze personali di donne che hanno partecipato alla stesura del Manifesto e ora si stanno impegnando per promuoverne la diffusione: Maria Cristina Rossi che proviene dall’esperienza del MEIC e Fabiana Pagoto, che viene da un percorso parrocchiale. Per entrambe l’esperienza diretta non è stata di drammatico scontro con la discriminazione misogina, ma di una scoperta lenta e graduale, anche attraverso l’incontro con altre donne che ne hanno sofferto. Queste testimonianze ci hanno aiutate a vedere come da un lato sia difficile decodificare  i segnali del diverso trattamento riservato alle donne nella Chiesa e dall’altro come sia importante non fermarsi alla propria esperienza per dire “in fondo va tutto bene”, ma che ci si può impegnare per le altre, per quelle che davvero non hanno voce o hanno interiorizzato tanto la propria sottomissione da non riconoscerla neppure.

C’è stato poi lo spazio per la condivisione delle risonanze nei partecipanti, tra le quali donne imprenditrici nell’editoria cattolica, attive nel mondo del volontariato, religiose impegnate con le donne straniere. La ricchezza delle donne nella Chiesa è ogni volta occasione di stupore e gratitudine.

Ci siamo lasciate col desiderio di rivederci per creare un contesto di riflessione e approfondimento che ci aiuti a mantenere vigile l’attenzione sulla questione femminile e a sviluppare un approccio assertivo nelle realtà ecclesiali in cui già operiamo o vorremmo farlo. Camminando si apre il cammino.

 

 

 

 

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