Il Sinodo mondiale degenera in una farsa

(da kath.ch 27/04/2023) | traduzione nostra |

Foto di Bagas Muhammad su Unsplash

Il mondo esulta: le donne possono avere voce in capitolo nel sinodo mondiale a Roma. Ma il Vaticano getta solo un osso magro ai fedeli. Perché l’annuncio della distribuzione dei seggi non è altro che una cementificazione del clericalismo.

Un commento di Annalena Müller: “Mercoledì 26 aprile u.s. è stato annunciato che anche i laici parteciperanno al sinodo mondiale di ottobre. Era prevedibile. Perché: nemmeno il Vaticano osa trasformare il “sinodo mondiale sulla sinodalità” in un puro sinodo di vescovi. Sarebbe stata “troppa follia clericale”.

Sorprende quindi che i media stiano celebrando quasi euforicamente l’annuncio – del tutto atteso – da Roma: “Per la prima volta quote di donne in Vaticano”, scrive “Vatican News”. “Ora le donne possono avere voce in capitolo anche nell’assemblea dei vescovi”, dice “20 minuti”. E concorda anche il “Tagesanzeiger”: “Papa Francesco concede alle donne il diritto di voto nel sinodo dei vescovi”.

Questa euforia è fuori luogo. Perché la partecipazione dei laici a ottobre è soprattutto una cosa: una farsa.

Laici e donne continuano a non avere alcuna influenza

Sì, il 50 per cento dei votanti non ordinati saranno donne. Sì, parteciperanno lo stesso numero di suore e fratelli. Tuttavia: né le donne né le altre persone non ordinate possono influenzare le decisioni sinodali.

80 dei 370 partecipanti al sinodo saranno non consacrati. 70 persone delle chiese locali e dieci degli ordini monastici. In percentuale: il 21,6 per cento degli aventi diritto al voto non sono vescovi. Al contrario, ciò significa: il 78,4 percento lo è.

Curiosità: nei sinodi dei vescovi le decisioni vengono prese con una maggioranza di due terzi. Quindi con il 66 per cento dei voti.

Nemmeno una minoranza di blocco

Formuliamolo come un problema da un libro di testo di matematica: quando hai bisogno del 66 percento per una decisione.

Il 78,4 per cento delle persone coinvolte sono vescovi. Il 21,6 percento no. Cosa significa questo per il quorum dei vescovi? La risposta: niente. Perché i laici a ottobre non avranno nemmeno una minoranza di blocco.

Ovviamente ora si potrà obiettare: “È un primo passo”. Oppure: “L’inclusione dei laici è storica”. Ma non è vero. Il coinvolgimento dei non ordinati nella riforma della chiesa non è nuovo. Al contrario: storicamente parlando, il clericalismo è nuovo. È un prodotto del XIX secolo. L’onnipotenza del clero è un prodotto del XIX secolo.

Anche le donne sono state coinvolte in processi di riforma in passato. Certamente in una dimensione numericamente trascurabile. Ma la loro partecipazione non è del tutto nuova.

Un vero segno di sinodalità sarebbe stato un rapporto 50/50. Una tale relazione costringerebbe al dialogo. Ed è il minimo che ci si possa aspettare da una Chiesa disposta a riformare, una “ecclesia semper reformanda”: un dialogo in cui non è chiaro fin dall’inizio chi la sta dominando.

E i laici e le laiche che da ieri sono così felici?

Dovremmo chiederci: siamo così storicamente ignoranti da pensare che solo esserci sia un passo verso la riforma?

Quanto siamo affamati che ci rallegriamo per un osso magro?”

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